Maria Racioppi
Maria Racioppi, pugliese di origine, vive a Roma sin dall’infanzia. Scrittrice feconda ha all’attivo testi di poesia, narrativa, teatro, critica letteraria.
Personaggio di riferimento della cultura romana e nazionale, lo è anche per la cultura classica in quanto Presidente dell’Associazione L’Espressione Latina. È Presidente onorario della Uil-UNSA Unione Nazionale Scrittori e Artisti.
È laureata in Lettere con perfezionamento in Filologia Classica. Ha fatto ricerca presso la cattedra di Paleografia Latina e Diplomatica all’Università La Sapienza di Roma. Già redattrice capo della rivista bilingue Columna collabora a quotidiani e riviste.
Le è stato attribuito per quattro volte il Premio per la Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Della sua poesia si sono occupati, tra gli altri, Italo Romano, Irene Marusso, Mirella Violi, Orazio Tanelli, Francesco Coppola, Lucilla Prosperini, Antonio Siciliano.
Per la Poesia ha pubblicato:
Quelli che vanno, 1965, Maia, Siena; Il vascello perduto, 1970, Trevi, Roma ; Requiem per un’estate, 1982, L’Espressione Latina, Roma; Liberarsi della radice, 1983, Trevi, Roma; Continente sommerso, Campanili e asfodelo, 1986, L’Espressione Latina, Roma; Hermana, 1998, Fermenti, Roma; Dall’ipogeo alle stelle, 2001, Uil, Unione Nazionale Scrittori, Roma; I segni del tempo, 2002, Premio Linea Cultura, Milano; Trylogy, 2004, ArtEuropa Edizioni, Roma; Europa Europa, 2008, Edizioni ArtEuropa (già Altredizioni Casa Editrice).
Per la Narrativa ha pubblicato:
Il seme della giustizia, 1962, Vito Bianco Editore, Roma; Il giorno dell’ira, 1967, prima edizione, 1968, seconda edizione, Trevi, Roma; Un ragazzo di nome Mario Andrea, 1980, Fermenti, Roma; Mio figlio terrorista, 1980, Trevi, Roma; La terra, 1986, L’Espressione Latina, Roma; Confine d’ombra, 2000, Fermenti, Roma; Dies Irae, edizione rivisitata de Il giorno dell’ira, 2005, Edizioni ArtEuropa (proprietà Altredizioni Casa Editrice); Quattro mani d’amore, 2006, Edizioni ArtEuropa (proprietà Altredizioni Casa Editrice).
Per il Teatro ha pubblicato:
Perchè, Madre Coraggio?, 1989, L’Espressione Latina, Roma
Alcuni suoi testi poetici sono stati tradotti in francese, rumeno, inglese, greco moderno, cinese, russo, spagnolo.
Della sua opera si sono occupati la RAI, la radio italiana, rumena, e vaticana e autori vari. Dei più significativi interventi sulla sua poesia è stata fatta una raccolta per i tipi di nuova impronta, Roma, dal titolo Clio e la parola, 2003.
Testimonianze critiche
La poesia di Maria Racioppi, proprio perchè si radica nell’amore e vive, palpita e si innerva di tensione liricamente amorosa, ci persuade […] le due fonti, emotiva e intellettiva, portano acqua allo stesso fiume, che è quello appunto della creatività artistica, in cui la materialità dell’esperienza chiede di coniugarsi all’idealità della trascendenza (Francesco Sisinni, Premessa a Trylogi, 2004).
Il motivo vichiano-foscoliano dell’incivilimento è vissuto dalla Racioppi con animo riverente, perchè le radici della vita sono sentite religiosamente come semi del vivente attuale (Antonio Piromalli, prefazione a Dall’ipogeo alle stelle, 2001).
Nel post sperimentalismo la poesia di Maria Racioppi riesce a fare rivivere antichi miti. E non si tratta che di una religione antica quanto la religione stessa dell’uomo. Un dato positivo “direi coraggioso“ che recupera il passato non in forma archeologica, ma di viva attualità (Massimo Grillandi, IDEA, 1986).
Un complesso sfaccettato mitologismo tra Natura e Storia. Hermana è tutta concentrata su sequenze aritmiche, dissonanti, la sintassi è assente, il discorso parenetico. In questo lavoro la filologa Racioppi ha toccato vette poeticamente alte, rischiarando di luce il tunnel della storia conducendoci per mano nei meandri della vita (Antonio Coppola, La Procellaria, anno 2003, n° 39).
I valori fonici, lessicali, lo stile, la tessitura linguistica, la musicalità che ne deriva danno forma al timbro che rende riconoscibile la poesia della Racioppi, anche se la si legge senza firma (Giuseppe Jovine, Il Ponte Italo-Americano, luglio 1988).
A Maria Racioppi la storia non basta, ha bisogno di eterno, del tempo che non conosce lunari. Poesia dell’afflato universale nel dolore, ma anche della piena consapevolezza del proprio ruolo, poesia gridata a piena voce pur quando il dolore, mai soltanto intimisticamente circoscritto all’ambito personale ma sempre nutrito di sofferenza cosmica, incrina i toni sul diapason di una umanità smarrita (Pina Majone Mauro, Nuovo Giornale dei Poeti, giugno 1999).
Dall’osservazione del reale e dal dissidio tra oggettività e soggettività, fra l’io e il non-io confluiscono nei versi stati d’animo particolari, ricordi autobiografici, interrogativi metafisici, meditazioni sull’Oltre. I versi hanno forza icastica e immediata che denotano una ricca essenzialità nei termini di relazione presente-passato, soggettività-oggettività, in un susseguirsi di spazio-tempo sotteso alla storia personale della Racioppi (Francesco Dell’Apa, Il Corriere di Roma, ottobre 2004).
Foto: Clubautori